L’ultima ricerca effettuata da Intesa San Paolo e Centro Einaudi, ha evidenziato che la corrente pandemia, ha provocato un aumento di circa 110 miliardi di euro depositati nei conti correnti dei risparmiatori e parallelamente è in calo la propensione degli italiani ad investire.
Vediamo i numeri di questa importante ricerca
Questo è il quadro che emerge dalla ricerca effettuata dai due istituti analizzando come si orientano i risparmiatori.
Scende dal 55.1 al 48,6 la percentuale dei risparmiatori italiani, ma si alza di 6,7 punti, la quantità di persone che ricorrono al risparmio involontario.
Questo significa che sono tanti gli italiani che lasciano fermi i propri soldi nei loro conti correnti, e questo per timori e paure legate al particolare momento di difficoltà che stiamo vivendo.
Questo rialzo determina un aumento di circa 110 miliardi di denaro fermo nei depositi personali.
I principali obiettivi per la stragrande maggioranza dei risparmiatori, è avere sempre pronta una certa disponibilità di denaro per qualsiasi esigenza o problema e che parallelamente cercano la sicurezza del lungo periodo, tenendo fermi i propri soldi.
Come si orientano i risparmiatori verso gli investimenti
Lo studio ha evidenziato che circa il 22 per cento del campione analizzato investe in obbligazioni (i dati precedenti erano attestati sul 29 per cento), confermando che questi titoli sono i preferiti da chi intende investire, con una discreta soddisfazione nei risultati ottenuti.
Diversamente, il mercato azionario è preso in considerazione da circa il 6,1 per cento di risparmiatori, reputate dalla quasi totalità titoli per esperti e dedicati a chi ha dimestichezza di queste forme di investimento.
L’orientamento verso le nuove ed innovative forme di investimento
Sempre da questa ricerca, si evidenzia che gli investimenti di nuova applicazione, stanno piano piano entrando nell’interesse dei risparmiatori, ma con molta lentezza, accortezza e soprattutto diffidenza.
Ad esempio, i bitcoin incuriosiscono un 5 per cento degli intervistati ed i Pir un 2,5 per cento, con numeri ancora più bassi a chi poi investe in questi prodotti.
Anche perché la quasi totalità dei risparmiatori, non ne ha né dimestichezza né tantomeno l’interesse a provare questa tipologia di investimenti. Di fatto considerando questi mercati ancora troppo nebulosi e rischiosi, ed ancora più dedicati a chi è veramente esperto in queste nuove forme di investimento.